I retroscena di WHY2025: il badge (3)
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 16-09-2025]
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I retroscena di WHY2025: il badge
L'anno scorso, all'inizio dei lavori mentre il gruppo si formava, sono emersi contrasti particolarmente forti che hanno provocato anche il nascere di fazioni. Alla fine l'ex project leader del Team Badge si è dimesso, in maniera anche un po' polemica, e in poco tempo molti della sua fazione hanno ritenuto di imitarlo. Con grande ritardo le persone rimaste si sono dovute riorganizzare, riempire i vuoti che si erano creati, cercando nuove persone con competenze particolari e facendo ripartire praticamente da zero molte attività. Vari problemi di rispetto del programma hanno cominciato a emergere; sarebbe stato clamoroso il fallimento del progetto Badge che si profilava all'orizzonte.
Apro una parentesi; che il badge sia sempre stato una parte dolente dei camp se ne sono accorti tutti. La gestione naturale della fornitura sarebbe che i badge fossero tutti pronti per il Giorno Uno e venissero distribuiti agli utenti che si registrano. Ma come il CCC del 2011 e quelli seguenti hanno dimostrato, le cose non vanno mai così lisce. I badge pronti il primo giorno sono pochi, talvolta nessuno. Le aspettative della gente che ha pagato anticipatamente centinaia di euro sono alte e vanno gestite. Fallire completamente e mandare il badge a casa dopo il camp non è un'opzione, sia per i costi che non sarebbero più coperti che per un problema di reputazione dell'intero camp. A ogni problema che potrebbe far saltare l'obiettivo si deve immediatamente rispondere con un piano di mitigazione; e così avanti fino a poter in qualche modo mantenere la parola data agli acquirenti del biglietto.
Cassandra lo ha dedotto da alcune sfumature: è probabile che il tempo e le competenze perse durante lo scisma siano state troppe. Il progetto del badge, che pare fosse completamente diverso, è stato rifatto prendendo a modello un bell'oggetto che un fornitore specializzato aveva già realizzato e vendeva. Il nuovo progetto aveva modifiche poco più che estetiche, ma era privo di quelle particolarità e quella qualità delle idee che uno sviluppo da zero aveva sempre garantito nelle edizioni precedenti. Per quanto il fornitore abbia di buon grado collaborato senza risparmiarsi, sia come lavoro che come costi, il risultato ha lasciato a desiderare anche sul piano tecnico. Sono stati commessi errori oggettivi che non è stato possibile correggere perché non rilevati in tempo. Il più grave ha riguardato la realizzazione del circuito stampato; almeno di questo fatto è assolutamente sicura Cassandra, che per un periodo della sua vita ha giocato nel campionato mondiale della realizzazione dei circuiti stampati - e un paio di edizioni le ha pure vinte.
Il progetto del circuito stampato è stato eseguito con grande fretta, rispettando gli accorgimenti necessari per evitare interferenze ma trascurando un buon posizionamento dei componenti, forse per mancanza di adeguate informazioni. Questo ha creato problemi di parziale interferenza con tutto quello che con il circuito stampato deve confinare: scheda di memoria, prese, display, connettori da saldare e via dicendo. Non era un lavoro facile e il tempo mancava. Purtroppo una delle cose dimenticate è stata la verifica della sicurezza (safety, non security) del circuito stampato. Per farla semplice, le due batterie che erano state utilizzate (tecnicamente "celle"), i rispettivi vani e le piste che le collegavano erano troppo vicini - al limite del corto circuito. Avete mai visto un cellulare bruciare? Bene, quelle celle in corto circuito avrebbero fatto assai di peggio.
Perché nessuno se ne accorto prima? Due ipotesi, mutuamente escludentesi. La prima è che un eccesso di organizzazione (o meglio di suddivisione dei compiti, seguito dalla scomparsa di molte persone del Team Badge) abbia lasciato scoperta una casella, senza che di questo nessuno se ne sia accorto. La seconda è che alcuni incarichi per necessità siano stati affidati a persone senza competenze sufficienti. In queste condizioni, quando il progetto è stato revisionato e il problema portato alla luce, scartare il circuito stampato e riprogettarlo non era un'opzione; avrebbe semplicemente fatto fallire il progetto, senza nessuna possibilità di distribuire il badge dopo il camp in tempi ragionevoli. Sia come sia, l'alternativa possibile era adottare accorgimenti per mitigare il problema e annunciare il fatto, i pericoli e le precauzioni in tutte le forme possibili. È stato un enorme autogol, necessario ma enorme sul piano della comunicazione e della reputazione.
La comunicazione è stata gestita in modo competente ma allarmistico, generando perfino paura in molti: nemmeno hanno voluto ritirare il badge, oppure lo hanno ceduto immediatamente ad altri. D'altra parte l'immagine di un hacker con il badge legato al collo che gli rimbalzava sul pancione sudato mentre camminava e improvvisamente prendeva fuoco deve aver creato degli incubi a parecchie persone del Team Badge e dell'Orga. L'unico nota positiva che il problema del badge ha creato è stata a favore degli hacker ucraini presenti al camp. È stata infatti aperta una raccolta delle celle che molti avevano rimosso dal badge, utilizzando invece l'alimentazione via connettore USB. Le celle verranno riutilizzate in Ucraina.
In questo complesso ballo di attività impreviste, i badge non sono stati completati in tempo e lo sono stati solo parzialmente durante il camp. Le ripetute distribuzioni di quantità limitate di badge hanno creato enormi code: queste sono costate migliaia di ore/uomo che potevano essere meglio spese per partecipare a seminari, divertimenti e cose migliori che stare in coda. Questo ritardo ha anche causato uno stop della produzione e distribuzione di software e applicazioni per il badge, che in precedenza venivano prodotte con entusiasmo durante il camp dai partecipanti. Con una distribuzione dei badge in grande ritardo e in quantità limitata, questo circolo virtuoso non è nemmeno partito.
Il finale è stato davvero triste. I badge non sono bastati per tutti, anche distribuendo quelli non funzionanti o addirittura incompleti a chi li voleva; agli esclusi è stato proposto un rimborso simbolico, consistente in un buono acquisto di 20 euro. Troppo poco, troppo tardi. Con molta pazienza sua e degli amici che l'hanno aiutata (grazie!), Cassandra è riuscita a ritirare il badge funzionante, a diagnosticare un guasto che il badge aveva, a farselo riparare, a far saldare (grazie!) il connettore di antenna che il Team Badge non aveva avuto il tempo di saldare e ad aggiornare ripetutamente il firmware che si rifiutava di funzionare.
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