I nuovi router Wi-Fi mesh possono risolvere i problemi di connessione wireless, ma che dire di privacy e sicurezza?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-03-2021]
Connettere tutti i dispositivi intelligenti presenti nelle nostre abitazioni è un'impresa piuttosto complessa. Per superare i punti morti, le superfici metalliche che ostacolano o riflettono segnali e portare la connessione fino in ambienti distanti, i service provider suggeriscono di implementare gli innovativi router utilizzando il nuovo standard Wi-Fi 6E.
Questi dispositivi intelligenti sono in grado di far arrivare il Wi-Fi in ogni angolo delle nostre case, ma al tempo stesso rilevano in ogni momento la nostra posizione. Invece di avere un unico dispositivo centrale incaricato di gestire il Wi-Fi di casa, i nuovi router formano una rete con un'intelligenza distribuita che tiene traccia delle difficoltà del segnale e cerca di superarle.
Posizionando molti piccoli nodi mesh in stanze diverse, è possibile tracciare l'ambiente attraverso la propagazione del segnale. Questo può anche essere frammentato per migliorare la trasmissione in caso di interferenze.
Poiché la presenza umana influenza la propagazione del segnale, questi dispositivi sono programmati per rilevare la presenza e aggirarla. Ciò significa che diventano, de facto, dei rilevatori di movimento (pur non essendolo).
Proposti come novità tecnologica, questi dispositivi di sorveglianza distribuiti faranno sicuramente funzionare meglio, anzi probabilmente molto meglio (grazie a una migliore gestione delle frequenze) il Wi-Fi, facendo però, nel contempo, emergere la difficoltà di assicurare il giusto rispetto della privacy negli ambienti privati.
E la sicurezza?
Molti sistemi hanno una componente in cloud che ne consente la gestione da remoto o direttamente dall'ISP. Ma in caso di violazione - in un segmento di mercato dove manca ancora un valido track record in tema di sicurezza e in cui il time-to-market ha preso il sopravvento sulla prudenza - gli hacker potrebbero estorcere con facilità molte informazioni dalle nostre reti domestiche.
I problemi di gestione da remoto sono attualmente tra le prime vulnerabilità in caso di attacchi. Remotizzare ogni ambiente della propria abitazione offre ai malintenzionati nuove opportunità di violazione, poiché con ogni probabilità i canali di gestione remota sono abilitati per impostazione predefinita, al fine di accelerare il processo di on-boarding da parte dei team di installazione degli ISP.
Gli utenti però li vogliono lo stesso, accogliendo volentieri chiunque o qualunque cosa sia in grado "magicamente" di risolvere i problemi del Wi-Fi. Sono disposti ad acquistare queste soluzioni anche in forma di servizio Wi-Fi gestito.
Il pannello di controllo di questo servizio offre la visione completa di ogni dispositivo connesso, di tutti i punti di forza del segnale, della velocità di trasferimento dei dati, dei siti visitati, del tempo di permanenza online e altre informazioni. Possono anche essere utilizzati come sistemi di allarme di livello base.
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E mentre i router distribuiti scrutano nelle nostre vite private, è prevedibile che prima o poi possa essere superata qualche linea sottile che separa la privacy dall'utilizzo lecito delle informazioni, una linea che, se attraversata, potrebbe portare alla raccolta di informazioni di identificazione personale (PII) in netto contrasto con le normative vigenti in molte parti del mondo. Vedremo cosa ne pensa, e quali provvedimenti prenderà in futuro, chi legifera in questo ambito.
Nel frattempo alcuni clienti sono felici di pagare una decina di euro ogni mese per installare questi sistemi di sorveglianza, affidandosi alla buona sorte.
Fabio Buccigrossi, Country Manager di ESET Italia
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