L'inaccettabile fragilità delle infrastrutture

Cassandra Crossing/ Quanto è probabile un collasso totale di Internet? E magari non solo di Internet. Perché diavolo la situazione non è migliorata dagli anni '90?



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 05-06-2024]

cassandra fragilita
Dr. Strangelove trailer from 40th Anniversary Special Edition DVD, 2004. This work is in the public domain in United States because it was published in United States between 1929 and 1977, without a copyright notice.

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La fine del mondo, virtuale

Gli anni '90 erano ancora una novità quando una allora inesperta Cassandra lesse un articolo molto interessante sulla fragilità dell'infrastruttura tecnologica di Internet. [Stavolta nemmeno Internet Archive è riuscito a venire in soccorso di Cassandra; ha cercato l'articolo comparso su un sito dei primissimi anni '90, ma non è riuscita a ritrovarne traccia. I lettori dovranno quindi fidarsi e affidarsi alla memoria della loro profetessa preferita, o meglio ancora aiutarla, ritrovandolo.]

L'articolo in effetti non distingueva tra fragilità e inaffidabilità, confondendo i due termini, che sono in realtà diversi. Ma andiamo con ordine. Si narrava del «Nodo più importante di Internet», oggi lo chiameremmo un MIX; cioè un punto in cui i vari provider di connettività geografica (non di connessioni ultimo miglio) avevano trovato conveniente installare un loro router, connesso con tutti gli altri, in modo da smistare con la massima efficienza i pacchetti da un provider all'altro.

Questo tipo di accorgimenti ormai da decenni sono l'ABC della Rete, ma allora erano soluzioni artigianali a problemi nuovi, problemi causati da una non risolta separazione tra i diversi ambiti di NSFnet, e dall'acceso dibattito sullo smistamento di traffico commerciale su reti accademiche.

Allora Internet aveva più o meno 200.000 utenti e solo università e grandi aziende ce l'avevano; per i privati era solo un sogno. Sia come sia, queste infrastrutture vitali della Rete venivano tirate su dove capitava, spesso senza poter investire adeguatamente sul sito.

Fu così che qualcuno si accorse che il nodo in questione si trovava in uno dei box di un grande parcheggio multipiano e si chiese cosa sarebbe successo se il guidatore di una grossa berlina avesse sbagliato a ingranare la retromarcia e avesse così sfondato l'ovviamente sottile parete laterale del box, spiaccicando i router ivi installati.

Facile previsione: il traffico di una buona parte dell'Internet di allora sarebbe stato bloccato e, in mancanza del routing automatico tra sistemi autonomi, all'epoca ancora da inventare (lasciate pure perdere quest'ultima considerazione se vi sembra arabo), buona parte dei computer connessi a Internet sarebbe finita offline. La cosa arrivò a un giornalista tecnico che ne trasse un bel pezzo, a metà tra un articolo tecnico e una nota di colore. La caducità del web l'ha poi fatto sparire.

Avanti veloce di trent'anni e arriviamo a oggi. Internet è cresciuta di quattro ordini di grandezza fino a 2.000.000.000 di utenti; tutti i router degni di nota sono ben custoditi in data center specializzati, l'instradamento automatico BGP esiste ed è attivo, la Rete ha conquistato lo spettro radio e lo spazio, e millemila cose e persone sorvegliano e tutelano il traffico della Rete.

Ma la Rete è divenuta una risorsa globale e vitale, e questo l'ha aperta a rischi ben diversi; scelte commerciali di OGAFAM, attentati terroristici, guerre, persino essere essa stessa un teatro di guerra.

La Rete moderna condivide infatti delle incredibili fragilità con le altre infrastrutture di comunicazione, con la rete di distribuzione dell'energia elettrica e con quella di distribuzione di combustibili (oleodotti, gasiere, terminal).

Basta un singolo atto di guerra cibernetica, come il lancio di un aggiornamento farlocco sui modem satellitari, come un attacco software ai sistemi BGP di routing, o anche un incidente come l'ancora di una nave che scarroccia e trancia un fascio di cavi sottomarini, o magari un attentato su un terminal degli stessi cavi, per produrre grossi guai alla Rete. Tutte cose già viste, per esempio, nel caso degli oleodotti.

E' facilissimo pensare alle potenzialità di un attacco ben progettato e coordinato a tutti i cavi sottomarini di un continente, o di tutto il pianeta. Altrettanto facile pensare a un attacco "software" ai delicati e parzialmente manuali meccanismi che mantengono efficace e bilanciato il traffico dell'intera Rete. Due semplici ricette per causare un collasso della Rete tutta.

Se un collasso della Rete avvenisse contemporaneamente ad altri atti di guerra asimmetrica, non rischieremmo di trovarci in una situazione altrettanto pericolosa, dal punto di vista della civiltà, di una guerra termonucleare globale, che potrebbe durare molto tempo o diventare permanente?

Non si tratta di esagerazioni; come gli inconvenienti e le piccole azioni di guerra asimmetrica degli ultimi anni hanno ben dimostrato, i fili tecnologici del tessuto della nostra civiltà sono sottili e delicati; non ci vuole molto per strapparli, può bastare la volontà di un singolo Stato-nazione, un potentato economico, un'organizzazione criminale.

Nessuno ha studiato se un danneggiamento multidominio del complesso delle infrastrutture tecnologiche possa far collassare più sistemi di interconnessione contemporaneamente, per un periodo abbastanza lungo da essere devastante: Rete, trasporti, distribuzione dell'energia, servizi di logistica, tutti insieme.

Un collasso del sistema tecnologico del pianeta non si può escludere, perché gli accoppiamenti e gli effetti a cascata tra domini diversi della tecnologia sono poco studiati e ancor meno compresi.

D'altra parte modificare scelte tecniche fragili del passato, creando nuove infrastrutture resilienti, richiederebbe decenni che non abbiamo, nonché capitali e risorse che semplicemente non esistono al mondo.

Cigni neri? Stormi di cigni neri, amorevolmente allevati?

Il cibo non esce da solo dalla terra, non arriva sulle nostre tavole con le sue gambe. L'energia non si crea attivando un contratto o andando a fare il pieno. L'acqua non esce da sola dai rubinetti; e men che mai i bit vanno e vengono da soli tra i computer, gli oggetti IoT e quelli industriali connessi. Quanto è probabile un collasso sistemico artificialmente indotto del pianeta, quanto durerebbe, che conseguenze avrebbe, quanta gente morirebbe? E cosa potremmo fare per evitarlo? Già...

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Commenti all'articolo (ultimi 5 di 24)

Per quanto riguarda l'uso di esplosivi per distruggere i tralicci della corrente elettrica, paese questo, il nostro, che ha sperimentato in maniera reale tra gli anni sessanta e settanta, questa dinamica di attacco e danno (d'altronde abbiamo inventato le autobombe nel 1962, sulla materia gli italiani lo fanno meglio), il problema non è... Leggi tutto
13-6-2024 16:29

{V_i_R}
Internet è stato inventato per resistere a un attacco nucleare. Successivamente però è stato complicato e "ingessato" sempre più. Ad esempio dopo l'attacco alle Torri gemelle un sacco di cose non funzionavano (ad esempio, mi pare, perché non funzionavano i DNS server principali)
13-6-2024 15:08

{franci}
@zeross: è vero ho trascurato le centrali idroelettriche perché per lo più iniettano in dorsale; a livello locale è possibile che le centrali in generale riescano a fornire energia attraverso le diramazioni a monte delle interruzioni. Il discorso è enormemente più ampio e in un forum non se ne... Leggi tutto
10-6-2024 10:19

Perché hai ignorato completamente gli impianti idroelettrici? sono loro che nel 2003 hanno permesso di riavviare velocemente la fornitura di energia elettrica e di rimettere in moto le centrali termiche! Un traliccio distrutto può essere rimesso in piedi ma se la centrale termica si fredda quello è un casino da mettere un moto. per... Leggi tutto
9-6-2024 14:41

{franci}
Purtroppo sono assolutamente d'accordo con l'articolo. Lavorando in uno studio di ingegneria elettrica, ma occupandomi prevalentemente della parte di impianti speciali posso vedere bene quali sono i problemi di entrambi i mondi. Aziende e produttori di energia non sono ben consapevoli (anche se le cose stanno cambiando, per... Leggi tutto
6-6-2024 11:57

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Lise Meitner, per il contributo ai lavori sulla fissione nucleare.

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