[ZEUS News - www.zeusnews.it - 14-04-2021]
Un uomo cerca nel dark web un sicario affinché sfregi con l'acido la fidanzata che l'ha lasciato; grazie a indagini serrate la Polizia e l'Europol riescono a rintracciarlo e arrestarlo prima che completi il pagamento in Bitcoin e, quindi, prima che il sicario agisca.
Come trama per un thriller è forse un po' banale, ma il punto è che la vicenda che abbiamo appena assunto è vera: la racconta l'Europol stessa sul proprio sito, dove segnala la propria collaborazione con la Polizia Postale e delle Comunicazioni al fine di identificare il mandante del - per fortuna mancato - crimine.
L'intera vicenda si svolge nei primi mesi di quest'anno. Pare che l'uomo sia un quarantenne lombardo, esperto informatico di una grande azienda. Dopo essere stato lasciato dalla fidanzata e aver cercato di riconquistarla in maniera ossessiva (chiedendo infiniti incontri, inviando fiori a ripetizione, importunandola di continuo), avrebbe iniziato a navigare nel dark web alla ricerca di qualcuno che accettasse di sfregiarla con l'acido e lasciarla paralizzata in cambio di una congrua somma di denaro.
C'è da dire che la ricerca è meno improbabile di quello che sembra: il dark web pullula infatti di pubblicità di "servizi" del genere. Come ci si può aspettare, però, si tratta generalmente di truffe che peraltro sono, per i truffatori, a bassissimo rischio: chi mai andrebbe dalla polizia per denunciare che l'assassino prezzolato è fuggito coi soldi anziché compiere l'omicidio per il quale era stato pagato?
Così l'uomo s'è messo in caccia del sicario perfetto e, a quanto pare, l'ha trovato tramite un intermediario, il quale ha richiesto il pagamento di 10.000 euro in Bitcoin in rate successive. Nel corso delle contrattazioni è arrivato anche a progettare i dettagli del crimine: «Deve sembrare una rapina. Dovete rubarle la borsa, ma poi la dovete colpire. Voglio che resti paralizzata dalla schiena in giù e che vada sulla sedia a rotelle e le dovete tirare l'acido in faccia, senza prendere gli occhi» ha scritto.
Fortunatamente per la potenziale vittima, però i messaggi sono stati intercettati dall'Interpol, che ha avvisato la Polizia Postale. Questa ha individuato l'uomo con l'aiuto del gestore dei pagamenti dopo il versamento delle prime "rate": ciò infatti ha fornito ulteriori dettagli utili all'identificazione. Le successive comunicazioni con l'intermediario e l'invio di una parte del compenso pattuito sono, quindi, stati registrati come prova.
La polizia è entrata per una perquisizione nell'appartamento dell'uomo lo scorso 27 febbraio. Vistosi messo alle strette, il quarantenne ha accettato di contattare nuovamente l'intermediario, chiedendogli di fermare l'operazione millantando di averci ripensato e di voler proteggere «l'integrità fisica» della sua ex. Quello - che a questo punto già aveva intascato una parte del denaro e che probabilmente non aveva nessun reale contatto con un sicario - ha risposto che non c'erano problemi; al momento pare che la vera identità dell'intermediario non sia stata ancora individuata.
Ora il quarantenne geloso deve rispondere della propria condotta, e poco importa se la persona contattata fosse in realtà un truffatore: l'intento con il quale le azioni sono state condotte è evidente, e il "ravvedimento" è stato opera della Polizia Postale.
D'altra parte, la vicenda ci ricorda come anche i cosiddetti "esperti informatici" non sanno che l'anonimato in rete arriva solo fino a un certo punto: è un utile promemoria per quanti hanno una vera e lecita necessità di non farsi individuare, e devono stare bene attenti a non sentirsi troppo al sicuro soltanto perché utilizzano Tor Browser.
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